40 Anni di TrentoDOC

La Famiglia Simoni e l’Arte di creare bollicine indimenticabili

di Nereo Pederzolli, giornalista

Parafrasando una celebre citazione di Giulio Cesare nel suo De bello gallico si potrebbe ribadire come ‘il bevitore più attento desidera con piacere il vino che lui ritiene sia schietto, vero, autentico e di pronta beva’. Specialmente quando l’elaborazione enologica è mirata alla spumantistica, ad elevare a TrentoDOC il vino-base. Nettare con spunti astratti che si concretizza nel bicchiere, dopo averlo liberato dai mesi di strategica custodia in vetro.  

Per capire l’essenza del vino (non solo dello spumante classico) serve ripercorrere i valori dell’habitat dove maturano le uve, badare alla collisione gusto/olfattiva, mirando a valorizzare l’impatto fisiologico e pure quello psicologico, senza tralasciare l’importanza materica del cosiddetto packaging.  Con l’etichetta che ne rafforza il brand e suscita curiosità, pure una certa bramosia, senza troppo badare al valore commerciale di quanto si degusta. Recuperando il legame con le vicissitudini del recente passato, il ruolo del viticoltore, quello del mastro cantiniere, pure di quanti hanno scelto di fare vino per una filosofia di vita.  

Proprio come opera la famiglia Simoni in quel di Lavis. 

40 anni – oltre la metà della loro dinamica attività – dedicati prettamente alla briosità vinaria, tra cernite vendemmiali, soffici pigiature, precise svinature e altrettante mirate elaborazioni di cantina: una sana enologia divenuta sincera dottrina enoica. Scaturita pure dalla cura del paesaggio dolomitico, dalla maestria viticola tra arditi filari montani, la sapienza tramandata da fidati contadini, l’altrettanta dedizione agli scambi commerciali, sempre in sintonia con un rapporto tra cultura e coltura. 

Impegno generazionale, con ben 8 lustri di tempo alle spalle da sfruttare per interpretare l’attualità dello spumante classico e sfidare il domani. Senza celebrazioni retoriche e citazioni dove il rafforzativo ‘eccellente’ è quasi sempre usato a sproposito.  

Perché il verbo ‘eccellere’ – dal latino ex-cellere – ha un significato che non indica la qualità: piuttosto richiama lo ‘spingere fuori’, ovvero non identifica un livello più alto nello stesso ambito, ma lo ‘spinge oltre’, verso un ambito diverso. 

Così per passare dalla qualità di un vino all’eccellenza del prodotto non basta dare roboanti indicazioni, ma rendere tangibile l’impegno di quanti sono determinati a raggiungere la preziosità. I valori del loro operato, la strategica visione enologica, basata sulla fidata credibilità. Per scoprirlo… basta assaggiare i vini della famiglia Simoni, cantinieri tra i primi a proporre vini spumanti con lungimiranza moderna. 

Propongono strategicamente vini spumanti da quattro decenni, proseguendo una ‘storia di bollicine’ che sul finire degli Anni ’70 del secolo scorso aveva entusiasmato schiere di vignaioli dolomitici. Tutti seguaci di quel Giulio Ferrari pioniere indiscusso del ‘metodo classico trentino’ assurto a mito, il rito della sboccatura per liberare le bollicine e rafforzare l’immagine della ‘montagna che si fa perlage’.  

La vocazione trentina alle bollicine champenoise è patrimonio di una comunità agricola decisamente preparata e lungimirante: supportata dalla DOC ‘Trento’ (1993) e dal blasonato marchio collettivo TrentoDoc (2007). Con i Simoni sempre in piena sintonia con l’evoluzione di queste ormai blasonate bollicine trentine. 

Famiglia operativa in campagna e in cantina, con un brio continuo, come quello che si sprigiona in un calice con un goccio di spumante classico. 

Dinastia enoica, ha la forza del suo recente passato, la vervè dell’attualità e stimoli per un prossimo piacevole futuro. 

Nella nuova sede operativa della cantina, i Simoni non si limitano a rafforzare le qualità sensoriali dei loro distintivi vini, ma puntano a rilanciare moderne produzioni con valori per certi versi spirituali, nel leggiadro stile del classico spumante. Quella leggerezza dell’essere sussurrato dalla carezzevole ritmica delle bollicine.  

Enologia interattiva, alle prese con le sfide imposte dal mercato, dal rapporto 

tradizione/innovazione. Coniugando vini per certi versi ‘agili’ di stampo internazionale, tecnicamente perfetti, senza dimenticare la valorizzazione dei vini da ‘nostri’ storici vitigni stanziali, rispettando principalmente la consuetudine, per offrire al consumatore più attento un bere magari meno facile, ma sicuramente affascinante. Per coinvolgere con piaceri amicali anche schiere della ’generazione Z’, gioviali, attenti consumatori dell’immediatezza.  

Quelli che cercano valori, il rispetto ambientale e non solo spensierati sapori emozionali. 

E ancora: vite e terra hanno intime, indelebili ripercussioni.  

Lo si capisce sorseggiando un bicchiere di ‘tipico’, anche se vino diretto alla semplicità. Fatto da chi l’uva la coltiva – e la pigia – per avere non solo il meglio, ma anche il giusto. 

Come da 80 vendemmie operano i Simoni di Casata Monfort, in quel di Lavis.